Fotografie e video valgono come prove in un processo?

Molto spesso ci viene chiesto, prima di conferirci il mandato investigativo, se il materiale fornito dalle agenzie investigative (foto, video, dossier investigativo, presenza testimoniale, ecc.) sia utilizzabile in un processo civile e/o penale e se ha quindi valenza legale.

Innanzitutto, possiamo ribadire e confermare che l’investigatore privato è autorizzato dalla Prefettura di appartenenza a svolgere indagini al fine di difendere o far valere un diritto in sede giudiziaria. Non esistono indagini che vengono svolte solo per il gusto di conoscere quello che un’altra persona possa fare della propria vita. Unico obiettivo è quello di dover, dopo aver saputo l’esito delle indagini, iniziare una eventuale pratica legale. Ecco perché tutto il materiale che l’investigatore privato fornisce al proprio cliente deve essere svolto in modo lecito e legale senza violare la riservatezza altrui.

Se, invece, le foto e/o i video non vengono prodotte da un professionista ma da un soggetto coinvolto direttamente in un processo le stesse valgono come prova?

Bisogna essere molto attenti a quello che si produce davanti ad un giudice perché numerose sentenze hanno stabilito che una prova ottenuta illecitamente non è più prova e non può essere presa in considerazione dal giudice. Ad esempio: foto scattate da postazioni atipiche che permetterebbero solo in quel caso di visionare un luogo privato (salire su un muretto o albero e riprendere l’interno di una abitazione), video acquisiti con attrezzatura nascosta nella propria abitazione per riprendere il proprio partner fedifrago intento a compiere atti sessuali con altre persone, oppure registratori occultati per registrare conversazioni altrui, ed infine installare programmi spia su un dispositivo altrui. Il reato che si configurerebbe è previsto dall’

“Art. 615-bis c.p.  Interferenze illecite nella vita privata:

1. Chiunque mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
2. Alla stessa pena soggiace, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati nella prima parte di questo articolo.
3. I delitti sono punibili a querela della persona offesa; tuttavia si procede d’ufficio e la pena è della reclusione da uno a cinque anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato.”

L’istituto Investigativo Nacucchi fornisce foto/video e dossier investigativo che non può possono assolutamente essere contestati in quanto acquisiti in modo lecito, con indicazione temporale esatta e identificazione precisa dei soggetti coinvolti e riconoscibili, oltre ad una presenza testimoniale a conferma di tutto ciò che è stato visto e sentito durante l’indagine.

In definitiva alla domanda “se le fotografie e i video prodotti da un investigatore privato valgono come prove in un processo?”  rispondiamo affermativamente ma solo ed esclusivamente se l’agenzia investigativa è autorizzata a svolgere indagini e se le stesse prove vengono acquisite in modo legale e lecito.

L’istituto Investigativo Nacucchi è autorizzato con Licenza ex art.134 Tulps, dalla Prefettura di Matera, a svolgere investigazioni in ambito privato, aziendale, penale, assicurativo, garantendo i propri servizi in tutta Italia ma in modo tempestivo nelle zone di:

• Prove tradimento Bari
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